sabato 25 giugno 2011

La scatola dei ricordi...


Qualche ora ancora e salirò sulla scaletta dell’aereo che dopo 6 mesi mi porterà a casa per qualche mese. Niente voli intercontinentali, ore ad aspettare che i motori rullino per poggiare le ruote a terra…appena 50 minuti, il tempo di decollare, attraversare le nuvole e poi di nuovo giù,  atterrare, scendere le scalette e sentire l’odore di casa, l’odore di Roma, l’odore del calore!
Sono confusa come sempre quando torno dai miei. Prima non era così, forse perché erano toccate e fuga, weekend mordi e fuggi; il tempo di arrivare era già ora di ripartire. 
Per 7 anni tornare a casa voleva dire migrare di nuovo per un solo brevissimo fugace giorno, neanche il tempo di riabituarsi ai rumori della casa che era ora di prendere un nuovo aereo. Da quando sono mamma anche questo è cambiato, tutto ha preso una piega diversa, un senso nuovo ed anche i miei ritorni a casa sono dilatati, lunghi. L’occasione per pensare, per ricordare, per non scordare.
Tutto quello che non volevo far succedere più accade di nuovo.
La mia me ed il mio io di nuovo insieme.
È difficile spiegare, è difficile capire ma è come un vortice di sentimenti che iniziano a rincorrersi per settimane. 
I ricordi sono strani, non parlo per forza di cose brutte, tristi è un mix ovviamente sono i miei 24 anni vissuti che si ripresentano, bussano alla porta ed entrano con tutta la loro forza nella mia testa, nel mio cuore ed io cerco di non assecondarli…




Sarebbe una guerra impari 24 anni contro i 9 trascorsi a Milano come si può competere?
Ed è amore ed odio per tutto e per tutti…perché forse sbaglio a non parlarne, perché forse chi è rimasto lì non riesce a capirmi, a capire il mio essere due persone diverse e complementari, e chi è qui non ha vissuto con me anni importanti, non ha visto la mia grande spensieratezza che oggi mi manca come l’aria!
L’estate scorsa ho deciso che era arrivato il momento di affrontare i fantasmi che aleggiavano intorno a me, perché ho capito che certe volte è più facile ricordare solo il bello, non so se è nella natura umana ma è più facile dimenticare chi e cosa ci ha fatto soffrire, dimenticare i ricordi negativi. 
Messa a letto la Vi ho trascorso serate intere davanti alla scatola dei ricordi. Ho aperto e letto pagina per pagina vecchi diari, ho sentito e provato le stesse emozioni, gli stessi scalpitii e lo stesso dolore. 
Pagine e pagine dalla terza liceo in poi. C’era tutto,un condensato della vita di una adolescente nel pieno dei suoi turbamenti negli anni ’90. Quanto ho riso…e quanto ho pianto ma sono stata felice, contenta di aver riposto tutto lì in ordine; e in quell’ordine ho trovato molte risposte ai miei perché. Mi sono ricordata cosa mi ha spinto ad andar via, ad arrivare a Milano. Ho trovato le risposte ai miei perché, negli anni avevo perso la bussola delle mie scelte, proprio io che sono 80% razionalità e 20% cuore? Come ho fatto a dimenticare?
Ogni pagina mi ha fatto chiudere gli occhi e se mi scendevano ancora le lacrime per i NO di mio padre a “legittime” richieste di una 16enne, ho tremato per i compiti in classe, per gli esami di maturità sorridendo ai pomeriggi di studio con gli amici, ai 4 presi perché magari ero uscita con quello che consideravo in quel momento l’amore della mia vita (ma quanto è totalizzante il sentimento, l’amore a 16 anni??), ho girato spaesata i corridoi dell’università il primo anno, le prime impressioni, i primi esami, le nuove amicizie…la nuova Roma che si apriva ai miei occhi e al mio cuore. Ho esultato ai goal della Magica, a tutte le partite viste, ai derby vinti, ho sentito il vento tra i capelli in motorino sul Lungotevere…ho sentito il caldo dei pomeriggi di studio a Villa Borghese, i Lunapop negli auricolari mentre si apriva ai miei occhi uno dei panorami più belli della mia vita al Gianicolo. Ho ballato fino a perdere le forze a Ponza, ho passeggiato nei vicoli ogni estate passata in quell’isola, ho sentito l’acqua tiepida del Frontone bagnarmi i piedi all’ora dell’aperitivo. Ho sentito la brezza calda di una serata di agosto e  noi 4 amiche sedute sul lettino in spiaggia in Sicilia a raccontarci una marea di cavolate, a ridere per le scemenze più grandi in piena notte. Ho sentito il sapore della pizza bianca croccante con la mortadella mangiata al volo in pausa pranzo tra una lezione e l’altra. Ho vissuto l’ebbrezza della notte del mio ultimo esame a ‘campo dei fiori…alle birre bevute sui gradini di via Giulia a pensare che cosa avrei fatto nella vita, a chi sarei diventata…ho sentito le voci, le risposte di quelle persone che c’erano, che ci sono state per anni! Ho mangiato di nuovo a San Giovanni, ho rincorso amici alla Sapienza per brevi pause caffè, ho pianto per la tristezza, per la paura ma ho gioito per ogni esame fatto, per ogni sassolino che mi sono tolta e per essere finalmente cresciuta…
Ma come proprio ora che invece vorrei tornare a sentire l’odore di Roma e ai miei 20 anni??
È normale sentirsi così? Essere travolti dall’onda dei ricordi e sentirsi sospesi tra 2 vite? Perché quella che ero non lo sono più, non so se vorrei tornare ad esserlo, sono solo sicura che a Milano non lo sono mai stata. Non perché Milano non mi voglia bene, anzi è casa mia con la C maiuscola, è dove ho deciso di creare la mia famiglia, di far nascere le mie bambine ma forse solo per una serie di coincidenze che però non sono colpa di nessuno io non sono più io.
Sono arrivata qua che ero donna, sono arrivata qua con il fardello di quello che si chiama RESPONSABILITA’…e Milano rappresenta un po’ questo il mio IO adulto,  il mio essere DONNA, MOGLIE e MAMMA…
Vorrei solo che chi fosse qui ogni tanto capisse che vorrei sentirmi ancora adolescente, non sempre…una serata ogni tanto mi basta, per ricaricare me, io mio io e la mia autostima. 

2 commenti:

  1. Buon rientro, allora...
    A volte ripercorrere un cammino all'indietro può aiutare a rivivere meglio le situazioni..

    Diana

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